giovedì 6 ottobre 2011

ri-eccomi

Scusate l'assenza, voi 8 miei lettori fissi e il solito numero non stimato di lettori nascosti.
Vengo fuori da un periodo di adattamento ai nuovi orari e nuovi ritmi, che poi sono gli stessi di sempre, ma l'estate ha premuto forte sul tasto reset e ora per ripartire ci metto un bel pò.
La fase più dura e snervante è ancora l'inserimento alla materna del nano, che tiene testa a tutti e non molla la sua chiara e palese posizione, di assoluta riluttanza a questo ambiente nuovo.
Niente da fà... "io piangio pecchè vojo mamma" è il suo slogan.
Ed è uno slogan efficace dal punto di vista pubblicitario. Ha ottimi elementi di marketing. Agisce sulla psiche, soprattutto quella materna e paterna (più sui sensi di colpa direi), si ricorda facilmente ("il nano ancora piangio?" ci chiedono amici e parenti),  tocca tutte le fasce d'età (dall'insensibile fratello adolescente ai nonni che si liquefano nel sentirlo), è immediato, diretto, chiaro e soprattutto vende da morire il prodotto. Il nano si vende da solo così bene che sta ottenendo favori e attenzioni da chiunque. Una delle maestre è arrivata ad offrire caramelle come merce di scambio al posto delle lacrime. La bidella cerca di compiacerlo elencando ogni mattina le sue doti di bravo bambino che non piange e viaggiamo al ritmo di quasi una macchinetta al giorno per riconsolarlo dell'abbandono della mattina. Senza contare di come si sia comprato la mamma della sua amichetta, nonchè mia cara amica, mostrando lacrimoni striscianti sulle gote che miracolosamente passano quando lei gli promette di poter passare il pomeriggio insieme.
Devo spiegare come la cosa può aver influenzato il mio rendimento, dal punto di vista materno, emotivo, organizzativo e lavorativo?
Arrivo al lavoro stravolta, perchè per tutta la quasi ora di strada, rimugino su come il nano possa stare. Mi sento ovviamente in colpa perchè così si deve sentire una madre.
Mi sembra che l'ambiente sia troppo confusionario e poco personal nano-trainer ( una maestra=25 nani), il girdino è polveroso e troppo pieno di bimbi di troppe età diverse (ovviamente a loro piace da impazzire tutta quella confusione e polvere) e ho paura che il cibo non sia di buona qualità.
Certo è che mi faccio troppi problemi...giardino a parte, le maestre fanno il massimo e sono deliziose e il cibo forse non è così male.
Riesco a combinare veramente poco nel resto della giornata. Nemmeno torno dal lavoro che devo precipitarmi a riprenderlo, perchè quando vede arrivare i genitori altrui ricomincia a piangere disperato. Dopo vuole solo ritornare a casa. Non c'è parco e giochi che tengano. Lui vuole casa. Vuole i suoi giocattoli, vuole i suoi libri e vuole pizzicare la mia mano. A meno che non riesca ad ottenere la compagnia della sua amichetta e della mia amica sua mamma. A quel punto passa tutto. Va bene il parco, va bene casa nostra, ma specialmente va bene se riesce ad infilarsi in casa loro, anche e soprattutto senza me.
E le crisi di abbandono? Passate!
Zitti che stamattina non ha quasi pianto...rassegnazione o ragione? Alienazione o ammortamento? Elaborazione o somatizzazione?
Se si riempirà di eczemi e svilupperà forme varie di asme e allergie, forse si trattava di somatizzazione.
Se andrà tutto bene allora pure stavolta ce l'avremo fatta e il piccolo nano si sarà adattato ancora una volta alla vita e ai ritmi del mondo.
Se cercherà di uccidere il gatto, lo comunico alle maestre.

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